Psicoterapia dell’età adulta

La maggior parte dei disturbi emergono tra la fine dell’adolescenza e l’inizio dell’età adulta. L’adulto che giunge dallo psicoterapeuta ad esempio in uno stato di forte ansia, probabilmente ha sperimentato eccessiva ansia già nell’ età dell’adolescenza. Spesso il disturbo dunque emerge nell’adolescenza/ inizio età adulta e se non trattato il paziente se lo porta dietro; questo accade poiché è proprio in questa fase di vita che il cervello subisce una notevole trasformazione. Nell’età adulta l’individuo ha una propria struttura, formata e questo consente al professionista di avere un quadro più chiaro, meno in evoluzione rispetto a quello dell’adolescente. A seconda della fase di vita in cui l’individuo si trova le problematiche da affrontare saranno differenti. Nella prima età adulta (19-45 anni) l’individuo si trova a prendere decisioni importanti, allo scopo di svincolarsi dalla famiglia di origine per entrare nel mondo sociale. Alcuni tra gli eventi più rilevanti che emergono in questa fase di vita sono la presenza del matrimonio, della convivenza, di un divorzio, la possibile morte del partner, la nascita di un figlio o la difficoltà di averne, con tutte le problematiche e i riassestamenti che queste situazioni comportano. All’inizio dell’età adulta si presenta per l’individuo la scelta della vita universitaria e/o lavorativa da intraprendere. Le difficoltà di inserimento nel mondo del lavoro, le relazioni con i colleghi, possibili licenziamenti, o eventuali trasferimenti pongono l’individuo in una condizione di riadattamento non sempre semplice da affrontare. Nell’età matura (45-65 anni) cambiano le priorità e le possibili problematiche con le quali ci si confronta. La persona inizia a fare un bilancio di quanto è riuscita a creare nella sua vita e del suo livello di soddisfazione in ambito lavorativo, familiare e sociale. Questo può rappresentare un momento di forte crisi qualora la persona non sia riuscita a realizzare e costruire secondo le sue ambizioni e aspettative. Molti sono i cambiamenti significativi di questa fase: la menopausa /andropausa possono modificare l’equilibrio psicologico della persona, il pensionamento, l’uscita da casa dei figli può portare a vivere quella che viene definita “sindrome del nido vuoto” a causa della quale i genitori potrebbero vivere una fase depressiva ed una difficoltà a riadattare e ricostruire la coppia in assenza dei figli. Il confronto con la vecchiaia dei propri genitori può essere un duro ostacolo in termini fisici e psicologici. Anche questa fase di vita può prevedere divorzi, licenziamenti, lutti.

Tra i 65 e i 75 anni inizia la fase di senescenza graduale, mentre tra i 75-95 anni circa si parla di senescenza conclamata. L’invecchiamento in queste due fasi avanza portando graduali cambiamenti sia fisici che psicologici. L’aspettativa di vita è più limitata, spesso il contesto sociale invia messaggi di inutilità e questo può essere vissuto in modo molto forte a partire dal pensionamento e che potrebbe gradualmente aggravarsi nel corso del tempo. Possono insorgere sentimenti depressivi che non aiutano l’individuo a sentirsi efficace ma lo portano ad isolarsi. Un ruolo fondamentale è rivestito dalla famiglia, dagli affetti che possono modificare consistentemente l’adattamento della persona a questa fase di vita.

In ognuno di questi passaggi la persona può andare incontro all’insorgenza di disturbi psicopatologici, che come detto in precedenza si strutturano tra l’adolescenza e l’inizio dell’età adulta ma potrebbero manifestarsi in modo preponderante più avanti nel corso della vita, nel momento in cui il piano di funzionamento della persona “non regge più”. Oltre alla presenza di disturbi e sintomi possono emergere disagi di natura esistenziale o relazionale tali per cui l’intervento di un professionista può aiutare la persona a ritrovale un equilibrio, un riadattamento alle condizioni di vita attuali e aumentarne il benessere.