Accettazione VS Rassegnazione

Accettazione e Rassegnazione. Molto spesso questi due termini rischiano di essere sovrapposti o confusi nel linguaggio comune. Altre volte si comprende la loro differenza, ma si fa fatica a sentirla nelle situazioni ed in quello che viviamo.

Vediamo insieme in che cosa si differenziano.

Quando parliamo di rassegnazione facciamo riferimento ad un atto statico e passivo. Non accogliamo la realtà ma ci rassegnamo ad essa, in una visione che non prevede una via d’uscita. Entriamo in una visione spesso molto cupa del futuro e di impotenza, riducendo la possibilità di operare una maturazione interna a partire da questa condizione, tanto da portarci alla chiusura di fronte a qualsiasi altra prospettiva.

L’ accettazione è un concetto ben diverso dalla rassegnazione, non è un atto passivo, bensì attivo.

Accettare significa fare i conti con la realtà che ci circonda, per quella che è, significa osservare le emozioni che proviamo esattamente per quello che sono.

Il concetto di accettazione è dunque fortemente legato a quello di consapevolezza. Accetto e quindi divento consapevole, accolgo.

Ma che cosa dovremmo accettare?

Dovremmo imparare ad accettare la nostra esperienza a 360°.

  •  Le emozioni, piacevoli e spiacevoli che siano;
  • La condizione attuale della mia vita, quello che sto vivendo e quanto sta accadendo;
  • I fattori esterni sui quali non ho controllo;
  • Me stesso/a con tutte le mie caratteristiche.

 

L’accettazione è l’anticamera dell’azione e del cambiamento.

L’accettazione implica l’azione, il cambiamento, il movimento, e qui troviamo la più importante delle differenze.

Accetto = osservo, accolgo e successivamente MI MUOVO.

 

“Il paradosso curioso è che quando mi accetto per quello che sono, allora riesco a cambiare”

Carl Rogers

Il cambiamento passa per l’accettazione. Ma cosa significa questo esattamente?

Significa che se faccio la guerra a me stesso, alle mie emozioni, resto al punto di partenza. Non mi sposto da lì, non mi ascolto, non evolvo.

→ Proviamo a fare un esempio. Fine di una relazione. Il dolore che ne deriva è talmente forte che cerco di allontanare tutte le emozioni dolorose, proprio perché fanno troppo male. In questo modo respingo il dolore, non lo accetto, non lo accolgo. Se questo accade significa che mi rassegno e non faccio nulla per cambiare. Al contrario, se accetto tutto il carico di dolore che provo, lo accolgo per quanto faccia male, posso imparare da esso e questo mi consentirà, quando sarò pronto, di muovermi, di maturare e cambiare la mia condizione.

→ Possiamo fare un altro esempio. Se ho una vita poco sana, sono in sovrappeso, mangio troppo e male, posso rassegnarmi a questa condizione dicendomi che non cambierà mai nulla, oppure posso accettare che non sto bene con il mio corpo e con me stesso/a, che c’è un problema e fare qualcosa per cambiarlo.

 

L’accettazione è la presa di coscienza della realtà per quella che è. 

Ed è proprio questa presa di consapevolezza che ci consente di superare il dolore stesso, di accoglierlo e fargli spazio. Quando ci rassegnamo a qualcosa restiamo intrappolati in quella condizione dolorosa, non vedendone una via di uscita, ruminando sul perché sia successo proprio a noi. Diventa più facile in questo caso entrare in un vortice di sentimenti dolorosi, talvolta catastrofizzando, ma non accogliendo l’emozione per quella che è.

Perchè sia consapevole, il cambiamento avviene solo dopo che ho accettato, accolto e se sento veramente il bisogno di cambiare qualcosa, di migliorare la mia condizione.

Il cambiamento senza accettazione sarà difficilmente un cambiamento consapevole.

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